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Da che mondo è mondo

22 risposte su “Da che mondo è mondo”

Es posible sólo compartir un pantallazo de la portada y el enlace ? Es bellísimo y por fin una novela gráfica, expone lo que cada una hemos podido sentir, vivir o acompañar en Postparto…

Gracias espero

La storia mi è “piaciuta” molto anche perché seppur diversa mi ha ricordato la mia esperienza in ospedale. L’unica cosa su cui non sono d’accordo è il discorso dell’analgesia nel senso che a quanto ne so il dolore del parto è funzionale alla nascita, alla produzione di ormoni etc.
Le donne dovrebbero essere istruite su questo e accompagnate amorevolmente verso un parto il più naturale possibile. Comunque per il resto è molto bello il concetto. Io sono una scrittrice e nel 2017 ho presentato un racconto (che poi era comunque una storia vera) presso un’associazione della mia città Cagliari che si chiama Donne al traguardo e che indice da diversi anni un concorso letterario, proprio per denunciare la violenza ostetrica, un tema poco conosciuto anche se purtroppo molto frequente.

Grazie mille per il fumetto, mi piacerebbe entrare in contatto con le autrici, sto lavorando ad un film documentario sul tema della nascita e si parla anche di violenza ostetrica. Sono di Napoli…come si può acquistare?

Parto in completa solitudine, periodo covid ultima visita per vedere Leonida novembre, il 30 marzo dopo 72 ore di travaglio iniziato con acque rotte sabato notte finito con un cesareo lunedì alle 11 di mattina. Leonida aveva la faccia schiacciata completamente cianotica E tutta rattrappita, bruttissimo sembrava un vecchietto, io tramortita con la paura atroce di perderci entrambi il futuro è di vedere i nostri cari. Tutto è stato semplificato ma è ancora peggio!!!

fumetto bellissimo. La mia esperienza è stata diversa, nell’ospedale dove ho scelto di partorire c’era il roomingin e il piccolo è stato sempre con me dalla nascita. Lo hanno attaccato al seno, dopo avermi chiesto se volevo provare, subito dopo il parto (cesareo). I problemi li ho avuti dopo, per proseguire l’allattamento ho avuto problemi al seno sinistro. Dolori molto forti e non mi sono trovata bene con alcune ostetriche. Mente altre mi hanno aiutata molto e grazie a loro ho superato i problemi. La cosa che vorrei non si sottovalutasse è l’importanza del donare le cellule staminali del cordone ombelicale e per farlo non è possibile effetture lo “skin to skin” alla nascita, ma che facendolo anche successivamente l’imprinting con la madre rimane e che si può continuare a praticare anche nei giorni successivi al parto

Progetto molto bello, sia in termini di contenuti sia di formato, complimenti. Aggiungo due spunti per eventuali futuri progetti: la violenza ostetrica si può manifestare anche al contrario, agita per esempio su persone che non desiderano allattare o stare da subito col neonato, vittime di discriminazione e violenza striscianti; l’opera potrebbe diventare più inclusiva e aperta alle varie soggettività rappresentando diverse tipologie di famiglie, etnie, scelte riproduttive e di vita. Spero sia un utile spunto, così che quante più persone possibile si possano vedere e sentire rappresentate

La violenza ostetrica è diffusa e tacita dalle donne e dalle istituzioni sanitarie i medici pagati dalle donne e le ostetriche purtroppo alleate dei medici accelerano i travagli di parto esercitando violenza sul feto e sulla donna, il parto è un atto sessuale non vanno taciuto queste violenze che hanno conseguenze durature nella vita delle donne e dei neonati e nella loro vitale relazione

Ho partorito e allattato due volte, ma solo dopo il secondo parto e il secondo allattamento ho capito cosa era davvero successo la prima volta. Ho capito quanto sarebbe potuto/dovuto essere diverso il mio primo parto e il mio primo allattamento. All’inizio pensavo fossi solo stata sfortunata o inesperta, insomma che fosse colpa mia a non aver saputo fare diversamente… poi ho capito. Per caso, leggendo in rete e sulla mia pelle, non in consultorio o in ospedale, ho capito quanto faccia la differenza il personale che ti segue, sia durante il parto che nei giorni successivi e quanto sia importante essere correttamente informati e consapevoli. Eppure avevo seguito scrupolosamente il corso preparto presso il mio consultorio pubblico… Ho capito solo con il secondo parto e il secondo allattamento che quel disagio che avevo provato non era per mia inadeguatezza o inesperienza ma per mancanza di professionalità e sensibilità del personale che mi aveva seguita. Se solo avessi saputo prima cos’era la violenza ostetrica mi sarei risparmiata dolore e fatica inutili e dannose per me e mia figlia. #bastatacere

Mi allaccio al commento di Daniela Mele: dove scade questa opera è nel titolo “da quando mondo e mondo” che andrebbe bene se alludesse al patriarcato, senza allargarlo alla fisiologia. La fisiologia esiste da quando mondo è mondo, la VO invece no. La fisiologia prevede il dolore come protezione del parto, e sostenere la capacità delle donna nell’ attraversarlo non è VO. L’anestesia epidurale può essere una scelta in un contesto di abbondanza economica con tecnici in grado di applicarla con un grado di rischio accettabile. Il problema nei paesi ricchi purtroppo non è il vedersi negare l’epidurale, ma l’assalto psicologico da ogni parte affinché la donna finalmente si trovi a chiedere o accettarla. La donna sotto epidurale percepisce di essere stata salvata da una funzione del suo corpo, che non è stata all’altezza di essere protagonista del proprio parto. Non è più una furia di potenza: è calma, mansueta, obbediente e soprattutto grata ai medici che l’hanno salvata. Con grande probabilità il parto richiederà molti più interventi medici per concludersi, quando non finisce proprio male con un cesareo molto più probabile.

Ho iniziato ad essere attivista del parto nel 1977, ho seguito i lavori ed i convegni di Elena ed Alessandra. E trovo che non sia corretto mettere VO ed epidurale nello stesso ragionamento. Anche perché rimarrebbe un ragionamento solo per i ricchissimi del mondo. E non è un ragionamento femminista.

Fumetto molto bello e tematica molto interessante e purtroppo poco conosciuta. Grazie per la coinvolgente storia pubblicata e per la sensibilizzazione sulla problematica della violenza ostetrica.
Io ho partorito 10 anni fa in un ospedale di una piccola cittadina di montagna, sull’appennino emiliano, dove c’era molta attenzione al momento della nascita e al contatto neonato-genitori: atmosfera intima, parto molto libero, bimba mai allontanata, no interventi di medicalizzazione inutili. Purtroppo quel punto nascite fu chiuso l’anno successivo per “mancanza di numeri” e tuttora chi non sceglie un parto in casa è costretto ad andare nei grandi ospedali di Bologna o Firenze, sempre affollati e più medicalizzati.
Però non mi trovo d’accordo sulla questione dell’epidurale: già 10 anni fa qui in Emilia le ostetriche sconsigliavano fortemente, già nel corso pre-parto, questo intervento aggiuntivo, se non in casi molto particolari. Ci spiegarono, riportando anche studi e dati, di come il dolore è una cosa naturale e aiuta nel parto, permette di trovare le posizioni giuste, di sentire il bambino e aiutarlo alla nascita, e di come nei parti con epidurale c’è una percentuale maggiore di complicazioni.
Io ricordo bene il dolore del parto, e il momento esatto dell’uscita al mondo di mia figlia, e i primi attimi in cui il dolore è sparito lasciando spazio ad una gioia infinita, ed è un ricordo meraviglioso.

Questo fumetto va diffuso gratuitamente il più possibile, è veritiero e lucidamente rappresentativo di alcune delle mille atrocità fisiche e psicologiche che ritroviamo nella realtà di cui sono stata protagonista, ma vanno tappezzati bar e supermercati per arrivare a tutte le donne gratuitamente e poi mettere l’attenzione sul dopo, sul momento della denuncia come farla, quando , achi, chi ti può seguire, io non ho denunciato e me ne pento

Complimenti per la scelta del tema per questo fumetto molto bello; purtroppo, però, trovo che non operi una decostruzione dell’immaginario di come potrebbe funzionare un parto, dando un senso di inevitabilità a certe pratiche. Sarebbe bello uscire dal paradigma del parto in ospedale, che in molti casi è alla radice del problema (parto in ospedale = parto medicalizzato anche quando non necessario, compresa l’epidurale).

Da ostetrica ho apprezzato molto questo fumetto, tante, tantissime, di noi stanno lottando per umanizzare la nascita in ospedale (e fuori dall’ospedale) e per sostenere i diritti e le scelte delle donne. Abbiamo tanta strada da fare.

Grazie per questa opportunità. Anche se oggi faccio un altro lavoro sono ed ho studiato da ostetrica e sono diventata mamma da poco. Purtroppo la mia bimba ha scelto di nascere a 34 settimane e 4 giorni per PROM (rottura prematura delle membrane) quindi terapia cortisonica e antibiotica, induzione… travaglio e infine TC. Non posso lamentarmi dell’assistenza ricevuta, ma sono convita di esser stata caldamente invitata ad accettare un cesareo. In quel momento le donne sono pronte a tutto (ecco perché accettano di buon grado l’analgesia peridurale) e io mi sono dovuta rassegnare. Quella sera c’era una gran confusione e mi sono lasciata convincere. Mi rimarrà sempre il dubbio se avessi insistito per aspettare…
Il fumetto è molto bello, ma non del tutto veritiero. Le donne devono essere sostenute e incoraggiate a partorire spontaneamente. Questo fumetto dovrebbe essere divulgato il più possibile affinché tutti comprendano cosa significhi mettere al mondo. Suggerisco di leggere/guardare l’attrice Giuliana Musso in NATI IN CASA.

Ho partorito il 30.12.2021 cesareo perché bimbo podalico, non menziono il prericovero allucinante perché sarei fuori tema, non vaccinata, negativa a 3 tamponi sono stata trattata da positiva al covid. Personale irascibile e bardato. Fanno il cesareo dopodiché il mio utero cede quindi intervengono d’urgenza con trasfusioni e chiusura particolare. Ho partorito alle ore 10 il bimbo l’ho rivisto alle 17.30. mi hanno vietato cibo e acqua per 2giorni e dicevano che comunque avevo latte. Non era così. Mi dicono che avrebbero trattenuto dentro il bimbo e mi avrebbero fatta uscire se non avessi tirato fuori almeno una goccia di latte. Mentre mi reco al tiralatte lo han riempito di sonde e trattenuto in osservazione con le scuse più disparate(in realtà il bimbo aveva solo bisogno di latte) si sono inventati patologie che non aveva (una volta uscita ho fatto gli accertamenti in altri ospedali e il bimbo stava bene) gli hanno anche scalfito un orecchio per errore (hanno scambiato un segnetto per un angioma)… Fino a che me lo hanno trasferito in patologia neonatale togiendomi il letto. Stavo con lui notte e giorno ,sebbene avessi il drenaggio etc. Di me non si sono minimamente interessati e del bambino solo per tenerlo li senza un reale motivo. Il padre del bambino non poteva entrare e quando insistendo ha ottenuto di poter vedere il bimbo dovevamo darci il cambio perché insieme non potevamo stare. Ho lottato per poter tornare a casa e finalmente ce l’abbiamo fatta. Ho avuto incubi per mesi… Leggendo le carte delle dimissioni ho scoperto che l’unica ragione per la quale lo hanno trattenuto era perché io…sono affetta da una malattia genetica rara (…). L’ospedale è il san Matteo di Pavia

Bellissimo.
Fumetto efficace. Non è vero che non ci sono dati, ad esempio Michel Odent ha studiato la nascita ed ha accumulato dati; conosco il libro “La scientificazione dell’amore” in cui approfondisce in maniera divulgativa.
Grazie e begli orizzonti a tutte, buona lotta! Antonia

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